In Italia sei povero pure se lavori.

Il 110% come idea era buona andava solo calibrata meglio ovvero il 110% doveva andare solo a chi ha i redditi più bassi e non sono in condizioni di ristrutturare le loro abitazioni. Per gli altri redditi bisognava andare a scalare ed il tutto andava calcolato a pareggio in quanto le ditte che producono i materiali e li vendono ai grossisti pagano le tasse su queste vendite; i grossisti che vendono materiali, per i lavori, alle imprese pagano le tasse su queste vendite, le imprese pagano le tasse sul reddito ed IVA, come gli altri, sugli incassi ottenuti sui lavori svolti ed infine i proprietari di case ed appartamenti risparmiano sul riscaldamento invernale e raffreddamento estivo così possiamo ridurre le spese di acquisto di gas ed energia risparmiando con meno soldi che vanno all'estero. Per cui calcolando bene la percentuale di rientro nelle casse dello stato, tramite tasse sul reddito ed IVA, si poteva modulare dal 10%, per i ricchi, al 110% per i più poveri.
Io avrei data la priorità alle zone terremotate e per il consolidamento sismico e mantenuto il numero di domande annuali per regione e per impresa entro certi limiti in quanto con una corsa a chi fa prima ed a chi prende più lavori 1° è facile che aumentano i costi dei materiali per la grande richiesta 2° per fare più lavori contemporaneamente c'è il rischio che le imprese assumano gente non qualificata per i lavori richiesti. Prima ancora avrei invitato gli industriali del settore a produrre in Italia i materiali necessari dando precise indicazioni su come questi materiali devono essere fatti visto che su diversi edifici hanno appiccicato polistirolo ed altre porcherie invece di, per esempio, pannelli realizzati con la canapa ovvero con prodotti naturali con alto rendimento.
Dovevano pensarci di più e meglio.